Ma guarda che caso! Giusto ieri scrivevo del sondaggio in base al quale gl’italiani (a ragione) non vedono di buon occhio i rom, elencando una serie di motivi inattaccati ed inattaccabili per i quali ritengo che tali soggetti non possano essere integrati nella nostra società. Sempre ieri, dopo aver pubblicato l’articolo in questione, ho ricevuto diversi messaggi: la stragrande maggioranza di approvazione e qualcuno che tentava di arrabattarsi guardandosi bene di entrare nel merito. Beh, proprio oggi leggo dell’arresto a Milano di 25 romeni accusati di aver schiavizzato decine di ragazzini loro concittadini, l’operazione ha avuto luogo a Milano, Pavia e nella città romena di Craiova, contro una banda di Rom accusati di tratta di minori. Le indagini hanno avuto inizio dopo le segnalazioni di furti e borseggi commessi da minori stranieri nella Stazione Centrale di Milano. La banda è accusata di riduzione in schiavitù, tratta di minori, furto, rapina, gioco d’azzardo ed usura. La banda, tutta composta di zingari, si occupava del reclutamento dei ragazzi, che venivano portati in Italia e costretti, “in totale stato di asservimento”, a commettere furti, scippi e rapine nei luoghi più affollati di turisti. I guadagni venivano inviati in Romania grazie a corrieri compiacenti. La banda era strutturata su tre livelli: c’erano i capi, i complici che controllavano l’attività dei ragazzini nelle cinque città italiane, e altri che, dicendosi parenti stretti dei giovani, li recuperavano quando essi venivano fermati dalle forze dell’ordine. Agghiaccianti i particolari che, nelle ultime ore, stanno emergendo dall’ordinanza di custodia cautelare, tra cui la testimonianza di un bambino di 12 anni: “abito in una cascina abbandonata, sono stato portato in Italia da marito e moglie, miei connazionali, nel marzo del 2006; mi hanno rapito a Craiova, e portato direttamente a Milano”. Il bambino si sofferma poi sul suo rapporto con gli zingari: “mi minacciavano di spezzarmi mani e braccia se non rubavo… si sono tenuti il mio passaporto dicendo di averlo strappato. Ogni volta che chiedevo di tornare in Romania, venivo picchiato selvaggiamente”. Dalle intercettazioni tra le telefonate degli aguzzini, una donna, L.A., che assieme ad altre donne figura nel gruppo degli arrestati, il 6 luglio, ha detto ad un altro componente della banda di sfruttatori: “Il ragazzo che mi hai lasciato in Romania sta facendo troppi casini”. Risposta del suo interlocutore: “Chiudilo in una stanza”. Lei replica: “Ho comprato un guinzaglio e lo tengo legato”. In un altro caso, la stessa donna parla di botte alle parti intime subite da un bambino per punizione. Chi non portava abbastanza denaro, rubandolo per strada, veniva picchiato. “Se lo merita”, le risponde un suo complice. Le indagini hanno dimostrato l’esistenza di tre livelli all’interno dell’organizzazione. Il primo, formato dai capi, si occupava della gestione economica dei proventi. Il secondo livello era formato da rumeni maggiorenni che avevano il compito di gestire i piccoli durante le loro attività di borseggio. Più volte li hanno “protetti” sia nei confronti delle forze dell’ordine sia verso gli stessi soggetti che accortisi del furto tentavano di fermarli. Un terzo scalino del clan era formato da soggetti considerati “spendibili” dal gruppo perché in possesso di documenti regolari. A loro era affidato il compito di presentarsi nei posti di polizia per ottenere l’affidamento dei minori di 14 anni e quindi ritenuti non imputabili. Il trasporto dei bambini dalla Romania in Italia era affidato ad un autotrasportatore. In alcuni casi i genitori dei bambini erano complici della tratta. A questo punto, domando a chi ha accusato chi la pensa come il sottoscritto di razzismo, cosa ne pensa di questi criminali? Ma si sa, i tromboni sinistroidi con la vista annebbiata dall’ideale comunista, sarebbero pronti a rispondere (ormai li conosciamo) con cazzate del tipo: “E’ un caso isolato, deve essere contestualizzato in un quadro più ampio, analizzando il malessere che affligge queste persone, contro cui è sbagliato generalizzare”. Beh, se ne avete il coraggio, andate a spiegarlo a quei poveri bambini dal futuro ormai compromesso!!!
Alessandro Nardone
11 dicembre 2007