1) Alessandro, in passato – come nel tuo ultimo libro – hai manifestato il tuo forte dissenso in merito a molte posizioni del  Popolo della Libertà, perché non hai deciso di cambiare partito?

I motivi sono diversi e, per come la vedo io, tutti validi. Tanto per cominciare credo fermamente nel valore della coerenza e, pur rispettando tutti, non ho mai visto di buon occhio quelli che cambiano partito con la stessa facilità con cui si cambia canale alla televisione. Pratica che ha un nome preciso: trasformismo, diciamolo. Rimango persuaso, invece, che si debba avere il coraggio di lottare dall’interno per affermare le proprie convinzioni, anche perché sono un bipolarista e, quindi, in quest’ottica, il Pdl ha il dovere di lavorare per diventare un soggetto credibile per tutti gl’italiani che non si riconoscono nella sinistra. Oltretutto, in questo partito fanno politica molte persone che stimo, con le quali ho vissuto l’esperienza di Alleanza Nazionale e con cui condivido, oltre ad un percorso umano, quel “comune sentire” che è il sale senza il quale la “minestra” sarebbe davvero troppo insipida.

2) Parliamo di politica locale: hai fatto parte della prima amministrazione Bruni e, alle comunali del 2007, non sei stato rieletto. Successivamente non hai lesinato critiche, a volte anche molto dure, all’attuale amministrazione che, comunque, rimane di centrodestra. Cosa ti fa pensare che il tuo partito sia realmente in grado di rappresentare il cambiamento per Como?

Principalmente tre elementi: orgoglio, voglia di rivalsa e consapevolezza del fatto che non si puo’ davvero più sbagliare. L’orgoglio perché, chiunque provi anche solo un minimo di amore per Como e sia onesto intellettualmente non potrà, da una parte, fare a meno di riconoscere il disastroso immobilismo di quest’amministrazione, e dall’altra fare in modo d’invertire la rotta. A questo punto subentra anche la voglia di rivalsa, è umano. Quindi la volontà di rimboccarsi le maniche e dimostrare che il nostro partito annovera, tra le sue fila, donne e uomini in grado di risollevarla, questa città. Infine, la consapevolezza che, arrivati a questo punto, non possiamo più permetterci di sbagliare, concetto del quale i vertici del partito sono perfettamente a conoscenza. Consapevolezza che dovrà necessariamente portare ad un forte rinnovamento, com’è accaduto per il criterio di scelta di Laura Bordoli, il nostro candidato sindaco, quanto per la composizione della lista per il consiglio comunale. Questo mi pare inevitabile. Ecco, ritengo che la combinazione di questi tre elementi possa essere il preludio alla nascita di qualcosa di forte e positivo, per Como e per i comaschi. Infine, permettetemi una piccola osservazione di carattere personale, riguardante la mia mancata rielezione che, a conti fatti, è stato un vero e proprio colpo di fortuna. Ma all’inizio non l’avevo presa per niente bene, ve lo assicuro, soprattutto perché fu, in un certo senso, il culmine del periodo più negativo della mia vita, durante il quale mi sono trovato a dover fare i conti con me stesso, innanzitutto. Tranquilli, si è trattato di problemi di carattere sentimentale niente di drammatico, per carità, ma furono comunque in grado di rivoltarmi la vita come un calzino. Fatto sta che, come disse il grande Steve Jobs, dobbiamo unire i puntini perché, nella vita, tutte le esperienze che viviamo, messe insieme, compongono un disegno più grande di quanto possiamo immaginare. Niente di più vero.

3) Visto che hai toccato l’aspetto personale, e considerato che in passato se ne è parlato molto, cosa ci dici del tuo lavoro al Casinò di Campione?

Basta ipocrisie, sapete cosa dico? Che ho avuto un’opportunità e l’ho colta, come avrebbe fatto chiunque al posto mio, e che nessuno mi ha mai regalato nulla, ve lo garantisco. D’altra parte il Casinò di Campione è una grande Azienda che dà lavoro a molti comaschi, esattamente come lo dà ai lecchesi, ai varesini ed ai campionesi, ovviamente. Certo, sono perfettamente consapevole – soprattutto se penso al momento di crisi che stiamo attraversando –  di quanto sia importante, al giorno d’oggi, avere un posto fisso, e proprio per questo comprendo di essere una persona veramente fortunata.

4) Torniamo alle amministrative. Sui motivi che ti hanno spinto a candidarti ti sei già espresso, ci dai almeno tre buone ragioni per cui la gente dovrebbe votarti?

La prima è che, a differenza di molti, ho una mia idea di città, che significa avere un progetto sul quale lavorare, oltre che un impegno da rispettare con gli elettori. In secondo luogo, credo che i comaschi dovrebbero darmi il loro voto perché ho sempre fatto politica sul territorio, senza mai sparire a campagna elettorale conclusa. Nemmeno dopo la mia mancata rielezione di cinque anni fa. La terza buona ragione è che, e lo dico senza giri di parole, i comaschi hanno potuto vedere la differenza tra il sottoscritto e quelli che hanno amministrato la città negli ultimi cinque anni. Ho detto tutto.

5) Perché hai scelto questo slogan per la tua campagna elettorale?

L’idea mi è venuta una mattina di qualche settimana fa, subito dopo aver scattato una splendida fotografia al sole che sorgeva su Como. Beh, in quel momento ho pensato che, quella della nascita di un nuovo giorno, fosse la metafora migliore per rappresentare il cambiamento. Infatti, come ho scritto nel mio manifesto, in un certo qual modo Buongiorno, Como! vuol’essere una sorta di grido di liberazione, il risveglio da un incubo durato cinque lunghi anni. Revolution, invece, è lo slogan di Ron Paul, il repubblicano che ha ispirato i Tea Party: devo dire che mi è sempre piaciuto, sopratutto per quel “LOVE” enfatizzato, che gli conferisce un doppio significato. Ecco, credo che sia il giusto rafforzativo per Buongiorno, Como!

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