In principio fu Matteo Renzi, il rottamatore per antonomasia, dalle fila del Pd toscano. Anzi, ancora prima, Deborah Serracchiani, ora europarlamentare del Pd. Poi arrivarono, alla spicciolata, tanti altri ragazzi che con il passato volevano fare i conti, prendendo in mano presente e futuro. Non solo del Pd. Ma tutti su twitter.
L’ultima in ordine cronologico è stata Cristiana Alicata (Pd) che ha letteralmente distrutto l’impostazione propagandistica dell’ultimo tesseramento del partito. Vi ricordate la campagna che ha imbrattato tutta la nazione con su scritto «Conosci Faruk?». Quel Faruk doveva essere un appartenente alla grande famiglia dei democratici, o meglio, un virtuale iscritto che, come tanti altri, avrebbe dovuto riconoscersi in un nome senza volto, dandoglielo iscrivendosi al Pd. Risultato: nel Pd molti esponenti giovani, hanno minacciato di uscire dall’apparato, forse anche strappando la tessera. Sono loro i veri rottamatori, vestiti delle parole di Renzi e della Alicata. Persone stanche dell’infinita dicotomia dalemiani-veltroniani, con le sporadiche incursioni popolari di Fioroni & friends.
Non solo Democratici. Anche a destra, dopo il terremoto provocato dal “tradimento” di Gianfranco Fini, il Pdl deve fare i conti col nuovo che avanza. E che ha un nome ben preciso. Alessandro Nardone, pidiellino doc comasco, fervente militante di An prima e del Pdl poi. Che ha aperto la strada del rinnovamento dal basso del partito.«Una destra che, va detto, non potrà certo nascere da una classe dirigente arroccata su se stessa, ma solo e soltanto attraverso una vera apertura nei confronti dalla generazione che ha cominciato ad interessarsi di politica nel 1993, quando loro, gli attuali dirigenti, nella maggioranza dei casi già stavano comodamente seduti in Parlamento, da anni. Sarà scontro, lo so, perché molti di loro, quelli che non posseggono un reale background politico, non tollereranno di essere messi in discussione – scrive Nardone sul suo blog – leggeranno le nostre critiche come un affronto, diranno che siamo ingrati e traditori, arrivisti e qualunquisti, che la nostra è demagogia e che noi vogliamo soltanto prendere il loro posto.
Beh, meglio essere esuberanti che apaticamente abituati a sopportare tutto, dico io. Il domani appartiene a noi: armiamoci, partiamo ed andiamo a conquistarcelo». Insomma, all’orizzonte (del 2013) si aprono le strade per un ipotetico rinnovamento. Di cui i vecchi “dinosauri” hanno paura. Soprattutto perché dopo non saprebbero cosa fare.
di Francesco Di Majo per L’Opinione della Libertà del 7 aprile 2012