Va beh, non dovrei scrivervi ma perbacco, come potrei non farlo? E chissenefrega se la psicopolizia mi tiene d’occhio da un bel po’ di tempo! Già, il tempo. Quello in cui vivo – e dal quale vi scrivo – è parecchio distante dal vostro, infatti, se i miei calcoli sono esatti, questa lettera verrà recapitata alla redazione de L’Ordine a pochi giorni dalla fine del 2011: esattamente settantatre anni prima di oggi. Sì, avete capito bene, vi sto scrivendo dal futuro, dal 29 dicembre 2084, per la precisione. Certo, vi starete domandando come sia possibile, ma non importa. Il tempo stringe ed ho due o tre cose da dirvi riguardo Como, la nostra città. Innanzitutto credo che molti di voi stiano tirando un sospiro di sollievo, se non altro perché queste mie righe sono la testimonianza che, nel 2012, non c’è stata nessuna fine del mondo. Ed è già una notizia. Ma non è per questo che vi scrivo, e nemmeno per dirvi che nel 2036 il Como vincerà la Champions League o che, nel 2047, il cantiere delle paratie sarà finalmente terminato. Vedete, al di là dell’evoluzione tecnologica, che si è sviluppata a tal punto da permettermi d’inviarvi questo mio messaggio indietro nel tempo, sono stati compiuti passi in avanti ed altri indietro. Per quanto riguarda gli ultimi, basti pensare che, a distanza di oltre settant’anni, quell’assurda ordinanza che impone la chiusura dei locali pubblici a mezzanotte è ancora in vigore! I partiti, invece, qualcosa hanno cambiato: quello che ai vostri tempi si chiamava Pdl, dopo la rottamazione lanciata da Nardone (il mio bisnonno, dal quale ho preso il nome), l’adesione di Renzi e la discesa in campo di Fiorello, è diventato IpgpdiBB (Il più grande partito dopo il Big Bang), mentre il Pd di Gianfranco Fini ha compiuto un lungo percorso che lo ha portato a chiudere definitivamente i conti con la democrazia sancendo la nascita, nello storico Congresso di Montecarlo, del PdN (Partito del Nulla). La Lega di Umberto Bossi (sì, ancora lui!) è rimasta, invece, fedele all’ideale secessionista continuando a combattere la sua battaglia per l’autonomia dell’Italia dall’Eurasia. Ma torniamo a Como perché, quello che sta per arrivare, sarà un anno decisivo per le sue sorti ché, in fin dei conti, sono anche le nostre. Ora, prima di andare avanti è mio dovere mettervi al corrente del fatto che, psicopolizia a parte, il vero rischio di alterare il corso degli eventi potrebbe essere quello di causare un paradosso temporale che provocherebbe una reazione a catena tale da scomporre la tessitura del continuum tempo-spazio. Insomma, un vero e proprio disastro! Per questo non potrò fare nomi né scendere nei particolari, ma dovrete essere bravi voi a leggere tra le righe, trarre le debite conclusioni e, se lo riterrete, agire di conseguenza. I primi destinatari del mio messaggio sono coloro che, ai giorni vostri, guidano i maggiori partiti, in particolar modo quello per il quale – per evidenti motivi – faccio il tifo, che ancora conoscete come Pdl: a voi dico che gran parte del futuro della città dipenderà dalle vostre scelte, che dovranno essere dettate dal coraggio di cambiare e non dal conservatorismo. Soprattutto in termini di persone. Con questo non intendo dire che sia proprio tutto da buttare, ma quasi. Qualche consiglio? Tanto per cominciare piantatela di farvi la guerra tra di voi, altrimenti sarete destinati ad una sconfitta certa. In secondo luogo, se avete davvero intenzione di continuare a reggere il timone della città, dovrete effettuare una scelta ardita per quanto riguarda il candidato alla poltrona di Primcitt (ovvero di Sindaco, in neolingua): lasciate perdere le sirene di semisconosciuti amici di volatili ma scegliete, piuttosto, tra un primario con il basco da paracadutista ed un assessore un pochino guappo e assai cane sciolto ma di certo meglio di altri se affiancato (e tenuto a bada) dalle persone giuste. Quanto alla sinistra, se di consiglio si puo’ parlare, mi avvalgo della citazione di un autore semi-sconosciuto, un certo William Shakespeare che, nel suo Amleto, scrive: “Essere o non essere, questo è il problema…”. In ultimo, non certo per importanza, ho intenzione di concludere questo mio messaggio rivolgendomi direttamente a voi, che siete la generazione dei miei nonni: è vero, rispetto a me vivete nel passato, ma badate bene, proprio per questo motivo dovrete sforzarvi, voi per primi, di essere i fautori di una Como migliore. Ancora poche ore e il 2012 avrà inizio, fate in modo che si tratti di un nuovo inizio. Intelligenti pauca. Passo e chiudo.
Alessandro Nardone
Fonte: L’Ordine del 29 dicembre 2011