L’infame (dal latino infamem – in= non, fama=fama) è colui che agisce in maniera disonorevole, compiendo gesti riluttanti nelle modalità peggiori. Spesso l’infame compie le sue nefaste azioni mosso da sentimenti d’invidia (senso d’inferiorità, d’impotenza) nei confronti delle persone o nei gruppi nei quali individua i suoi avversari. Generalmente l’infame – proprio in quanto tale – si nasconde nei meandri dell’anonimato per compiere i suoi “eroici” gesti, spesso di spregio, che mai avrebbe il coraggio di compiere o quantomeno di enunciare a viso aperto. Ed è proprio la mancanza del coraggio necessario per difendere pubblicamente i propri convincimenti (spesso frutto di una visione distorta da preconcetti ideologici e personali) a determinare una evidente mancanza di personalità in questi personaggi. La pochezza di questi individui è palese, gente che vive il paradosso di voler esplicitare un’idea o, piu’ semplicemente, un sentimento con codardia e senza la benchè minima dignità personale. Se ci riflettiamo un istante, si tratta dello stesso principio che anima le azioni dei kamikaze o degli assassini come Achille Lollo ed i suoi compagni, capaci di dare fuoco ad una casa cercando di carbonizzare un’intera famiglia e provocando la morte dei fratelli Mattei. Insomma, un modus vivendi che sta agli antipodi di chi, per portare avanti i propri convinciamenti, non ha paura di esporsi in prima persona. D’altronde, il grande Ezra Pound diceva: “Se un uomo non ha il coraggio di difendere le proprie idee, o le sue idee non valgono nulla o non vale nulla lui”.