CON LA TICOSA CROLLA ANCHE IL DISFATTISMO

Finalmente. Erano venticinque anni che noi comaschi aspettavamo questo momento, che non vedevamo l’ora che quello che era diventato il vero e proprio monumento all’immobilismo di questa città venisse abbattuto, una volta per tutte. Come sempre c’è stato qualcuno che, dopo aver (giustamente) criticato le amministrazioni che si sono sin qui succedute per non essere state in grado di sciogliere il “nodo Ticosa”, di punto in bianco ha ben pensato che forse non era più il caso di demolire l’ex tintostamperia sciorinando le motivazioni più ardite, arrivando a scomodare persino i Martiri dell’Olocausto. In questi giorni abbiamo letto e sentito gli attacchi più disparati a questo storico evento: dai gattini all’amianto, passando per la polemica sulla festa e sui presunti fuochi d’artificio, che per qualcuno non si sarebbe dovuta fare in quanto non adatta “al modo di vivere tranquillo e riservato dei comaschi”. Beh, a fronte di quello che è successo oggi, non si può certo dire che i profeti dell’immobilismo e del disfattismo siano anche profeti in Patria, tutt’altro! L’immensa partecipazione di migliaia e migliaia di comaschi di ogni età è stata la risposta migliore che Como potesse dare a chi – probabilmente anche per invidia – in questa città fa del disfattismo e dell’immobilismo le sue bandiere. Dei veri e propri “Tafazzi” molto capaci di criticare aprioristicamente e per nulla buoni a fare alcunché di concreto per la nostra città, anzi, per loro Como dovrebbe rimanere perennemente inchiodata all’ormai stantio stereotipo di “città dormitorio”, ripiegata su se stessa e sul suo passato, senza coraggio di voltare pagina e, quindi, senza futuro. Ringraziando Iddio non è così, quella di oggi è l’ennesima dimostrazione che Como è una città viva e che sta crescendo, avendo anche il coraggio di ripensarsi e di mettersi in discussione, riuscendo a porre delle fondamenta solide per l’oggi e per il domani. Ed è anche andato definitivamente a farsi benedire il luogo comune per cui il comasco, per dna, non avrebbe voglia di divertirsi e di godersi la propria meravigliosa città, anzi, la grande partecipazione agli eventi che abbiamo organizzato in questi cinque anni, in ultimo quello di oggi, è la dimostrazione lampante del fatto che noi comaschi non siamo degli orsi in letargo, ma persone che hanno voglia di cambiare e di vivere la città con il sorriso sulle labbra. Ha avuto quindi ragione chi ha definito la demolizione della Ticosa uno degli eventi di maggiore impatto degli ultimi vent’anni, ovviamente per la questione urbanistica e di recupero di quell’area, ma anche e soprattutto sotto l’aspetto simbolico questo può essere davvero un punto di partenza determinante per il futuro nostro e delle generazioni a venire, la vera e propria chiave di volta per lo sviluppo della nostra amata Como. Momenti come quello di oggi sono destinati ad entrare nella storia della città, l’auspicio è quello che siano anche uno sprone per tutti noi, perché sia chiaro quello di oggi non è un punto d’arrivo, ma un punto di partenza.

Autore: Alessandro Nardone