Rimanere fermi equivale ad un’eutanasia politica, per la destra

Alessandro risponde ai messaggi che ha ricevuto in merito al suo passaggio a La Destra di Storace

Carissimi, innanzitutto voglio ringraziarvi per essere intervenuti, a prescindere dal fatto che concordiate o meno con il sottoscritto, perché è la prova che non c’è rassegnazione ma, al contrario, voglia di lottare. Certo, ognuno ha la sua visione, ed io mi auguro sinceramente che tutte le amiche e gli amici che scelgono di rimanere nel Pdl possano continuare a farlo non smettendo mai di sentire ardere dentro di loro quel sacro fuoco che, da sempre, alimenta la nostra passione. Ecco, quello che non potevo più tollerare, era proprio il fatto che quel fuoco, dentro di me, si fosse spento. Ed io non sono mai stato uno che è andato avanti per inerzia.

Rimanere, sì, ma per cosa? Mi sono chiesto e richiesto mille volte. E’ vero, nel Pdl c’è ancora gran parte della Comunità in cui sono cresciuto, persone con cui ho un legame indissolubile. Ma non era abbastanza, e sapete perché? Perché, per una Comunità come la nostra – che è umana ideale e politica – in una situazione come questa, prescindere dall’azione equivale a sottoporsi ad una sorta di eutanasia politica. Beh, io non ci sto! Non assisterò inerme alla lenta agonia del diritto di rappresentanza dei valori in cui credo. In nome di cosa o di chi, poi? Di Berlusconi? Ma per carità di Dio. Mi pare che abbiamo già dato abbastanza, a causa di Gianfranco Fini.

E ti dirò, Fabio Rampelli, in linea teorica il tuo discorso lo potrei anche condividere ma, come dice Andrea Bianchi, se le condizioni fossero normali. Qui, invece, la partita è truccata, falsata dal fatto che il Pdl non è un “partito”, ma una proprietà. Onestamente non posso più tollerare di vedere, ad esempio, una persona come Giorgia, sul palco di Atreju a reggere il moccolo Berlusconi mentre consiglia alle ragazze della Giovane Italia di trovarsi un uomo ricco. Certa spazzatura intellettuale (da cui siamo, purtroppo, infestati) è ai nostri antipodi! A chi, poi, come Anna Torggler, ci esorta a combattere dall’interno, domando: sì, ma all’interno di cosa? Come si puo’ combattere se poi, quelli che si definiscono l’opposizione interna (formattatori et similia), dopo aver strillato al ricambio, come d’incanto si ammutoliscono e chinano il capo di fronte all’ennesima “discesa in campo” di Berlusconi. Sei, sette, quante sono? E’ sceso più volte in campo lui di Holly e Benji.

Arrivati ad un certo punto si deve prendere atto dell’evidenza dei fatti, anche perché, mentre si tenta di rottamare o formattare un partito, lì fuori, c’è gente che fa fatica a campare. Meglio impiegarle in modo costruttivo, le nostre energie. Esattamente come affermano Fiorenzo DorigoSamanta Segatori e Paola Papagno. Per questo ho scelto di aderire al progetto di Francesco Storace Pagina Uno, perché mette davanti i valori e l’interesse collettivo, anziché arrovellarsi su questioni sterili. Detto questo, devo dirvi che aver compiuto questa scelta mi ha fatto sentire subito meglio. Sì, quel fuoco è tornato ad ardere, anche dentro di me!

E poi, Fabio, chi lo sa, magari ci si rincontra… tutti insieme, tutti a casa…

Alessandro Nardone