L’alba del Popolo della Libertà

Il dado è tratto, finalmente. I più davano ormai per scontata una campagna elettorale scialba, priva di sucitare un reale interesse nel Paese per via del diffuso sentimento di antipolitica con il quale Prodi e soci sono stati capaci, con i loro disastri, d’ infettare la nostra società. Molto probabilmente questa previsione si sarebbe avverata se due grandi persone come Berlusconi e Fini non avessero avuto il coraggio di gettare il cuore oltre l’ostacolo realizzando un sogno che sembrava, nostro malgrado, destinato a rimanere tale: la casa comune del Popolo della Libertà. Un passo di portata storica, capace di scaldare il cuore di ognuno di noi, perchè ci restituisce una prospettiva di ampio respiro nel nome di valori e principi comuni cementati da anni di militanza e partecipazione fianco a fianco, gomito a gomito. Storie diverse che si sono unite quattordici anni fa in un orizzonte comune, che si è fatto via via sempre più nitido, fino ad oggi, all’alba in cui sta sorgendo il Popolo della Libertà. Sono il primo a comprendere l’emozione di qualcuno perchè, vivaddio, siamo persone che hanno sempre vissuto la politica con il cuore, orgogliosi della propria identità, della propria storia. Una storia fatta di militanza, di coerenza e di coraggio, perchè questo è il momento di ricordare che se oggi possiamo celebrare la nascita di una grande forza di centrodestra è anche e soprattutto grazie a tutte quelle ragazze e quei ragazzi che difendevano le proprie idee nelle fila del Movimento Sociale, quando combattere il comunismo e sventolare il Tricolore, nella nostra amata Italia, voleva dire rischiare la vita. Rischiare la vita a vent’anni, per un ideale, in difesa di valori per noi tutt’oggi inestimabili… beh, c’è chi la vita l’ha persa per davvero, ragazzi che hanno pagato il prezzo più alto in nome delle idee e dei valori che oggi, grazie al loro sacrificio, sono condivisi dalla stragrande maggioranza del Popolo Italiano. Adesso dovremo essere capaci anche noi di gettare il cuore oltre l’ostacolo, condividendo questa scelta coraggiosa, e supportandola con tutti noi stessi affinchè quest’occasione non vada persa. Per quanto riguarda i vertici, beh, da loro mi aspetto che questa sia solo la prima di tante altre scelte coraggiose, a cominciare da quel ricambio generazionale che aspettiamo da ormai troppo tempo, largo ai giovani, quindi, magari adottando il criterio delle Quote Giovani, garantendo agli “over trentacinque” il 30% dei posti utili in lista.

Alessandro Nardone

11 febbraio 2008