UN COMASCO SMASCHERA CERTA STAMPA DI SINISTRA

Ci voleva un 33enne comasco per smascherare certa stampa di sinistra, finendo sulle pagine di un settimanale nazionalpopolare. Lui è Alessandro Nardone, già consigliere comunale di Como per il Pdl. Un paio di mesi fa ha pubblicato il suo primo romanzo, Ti odio da morire, il titolo, ambientato a Como e con una protagonista femminile bella, spregiudicata e perfida, Sylvie Giustinetti. E appena il libro è uscito l’infaticabile Nardone – ben sapendo che un libro è più o meno come un paio di scarpe: oltre a scriverlo e pubblicarlo bisogna anche farlo vendere – Nardone si è inventato qualcosa per promuoverlo, ossia renderlo più visibile. Prima l’ha messo sotto il naso ai 3047 (a ieri sera) amici che si è conquistato e coccolato su Facebook, quindi nel suo blog ItalianPeople.info ha pubblicato un’intervista alla immaginaria Sylvie. E cosa c’è di meglio per attirare lì attenzione che tirare in mezzo la politica? Così la perfida Sylvie, tra una risposta e l’altra, ha informato che un ministro dell’attuale governo sarebbe stato disposto ad aiutarla nella carriera politica se lei lo avesse sculacciato. In tempi di gossip e pettegolezzi “governativi” come quelli che corrono, immaginatevi l’effetto sortito dalla cosa. La notizia qualche giorno dopo è stata ripresa da “Il Riformista”, quotidiano di sinistra, che l’ha utilizzata in chiave anti Berlusconi: “Santo e puttaniere” il titolo, e accanto una bella fotografia del Premier. Ma non è finita. Perché su Facebook due politici di un certo calibro si sono sentiti in dovere di intervenire: Bobo Craxi per specificare che il politico in questione non era lui; e Francesco Storace per inviare un “Mitica!” all’intervistata. Un consigliere regionale (ma Nardone non vuol far nomi) si è invece fatto vivo con Sylvie per chiederle un appuntamento. Il rotocalco Novella 2000 nel numero in edicola ha raccontato la storia, con tanto di foto di Sylvie – foto non veritiera, naturalmente – e quella di Alessandro Nardone. Al quale vanno i nostri complimenti. E, scommettiamo, non è finita qui.

Fonte: L’Ordine del 1 agosto 2009, prima pagina