RETTE DEGLI ASILI, NARDONE: “SALVAGUARDARE IL CETO MEDIO”

Diciotto tipi di rette diverse. Duecentocinquantotto agevolazioni tariffarie. Quattordici fasce Isee differenti. Nel documento presentato ieri alla Commissione sulla realtà dei nidi comunali è emersa una vera e propria giungla di numeri, cifre e percentuali. E tra i commissari è prevalsa un’opinione comune: «Questo sistema va cambiato». Nel mirino, il numero elevato di rette che non superano i 70 euro al mese (68 su 356 totali) e i ‘salassi’ per le fasce medie. La stessa dirigente del Servizio nidi, Franca Gualdoni, lo ha ammesso. «Da un’indagine compiuta sui capoluoghi lombardi – ha detto – abbiamo scoperto che Como ha le rette più alte nei valori massimi, ma anche le più basse in quelli minimi». Ne fanno le spese le 292 famiglie di ceto medio che pagano rette tra i 70 e i 350 euro al mese (ben 220 tra 100 e 350 al mese). Questo mentre solamente 64 famiglie hanno costi oscillanti tra i 350 euro al mese e i 775, ossia il valore massimo. Il peso sul ceto medio di questa distribuzione delle rette appare lampante anche dal numero di famiglie nelle diverse fasce Isee. Ben 125, infatti, rientrano nella prima fascia, quella che va da zero a 6.500 euro e che comporta uno sconto automatico del 50% sul costo pieno della retta. Significa quasi la metà esatta del totale delle famiglie – 253 – che paga in tutte le altre fasce scaglionate. «La tendenza non è nemmeno più quella di dividere per fasce Isee – ha commentato la Gualdoni – Prende sempre più piede la retta personalizzata, più equa di una fascia che ha un minimo e un massimo magari molto distanti tra loro». Sul fronte politico, come si diceva, la sensazione che si debba rimettere mano alla materia è diffusa. «Va protetto soprattutto il ceto medio – ha ribadito il consigliere di Alleanza Nazionale Alessandro Nardone – È quello su cui invece, attualmente, pesano gli importi maggiori nonostante le accertate difficoltà economiche di questa fascia sociale». Il forzista Pasquale Buono ha auspicato «qualche correttivo all’impianto, ma studiato con calma». Anche Stefano Rudilosso (Fi) ha puntato «sulla salvaguardia del ceto medio, perché rette da 400 euro incidono troppo sui bilanci familiari». Per il centrosinistra, Bruno Saladino (Nuova Como) ha definito «assurdi il numero di fasce e la possibilità di rette esistenti» e ha invocato «uno studio per razionalizzare la materia». Maurizio Dell’Orto (Margherita) ha invitato a «non far pesare eventuali cambiamenti sugli utenti».

di Emanuele Caso

Fonte: Corriere di Como del 22 novembre 2005