NARDONE: “VERIFICARE I REQUISITI DI SICUREZZA E ABITABILITA’ DELLA MOSCHEA”

L’ultima novità sulla nuova associazione culturale islamica sorta in via Borgovico rischia di creare un nuovo caso politico, a Como. A oggi, infatti, a Palazzo Cernezzi non risulta pervenuta alcuna richiesta ufficiale per l’apertura del centro musulmano, peraltro bollato dagli altri residenti del palazzo come moschea tout-court. La notizia è emersa nel pomeriggio di ieri, dopo un’accurata verifica condotta dai tecnici comunali del settore urbanistico. La ricerca di un’autorizzazione rilasciata agli islamici per l’apertura della loro associazione, si è infatti rivelata del tutto infruttuosa. E un secondo tentativo, questa volta diretto ad accertare se quantomeno vi fosse una richiesta pendente per l’avvio delle attività, ha dato lo stesso impalpabile esito. In serata, dunque, l’ufficio stampa del Comune ha dovuto confermare che «al momento, non risulta alcuna autorizzazione in vigore per qualsivoglia tipo di attività nei locali di via Borgovico». La questione è di non poco conto, visto che la natura stessa dell’associazione islamica sarebbe – ma sarebbe meglio dire è – di natura prettamente pubblica. E dunque, come accade per qualunque altro circolo culturale della città, il via libera o lo stop del Comune assume fondamentale rilevanza. Ad oggi, quindi, un eventuale controllo delle forze dell’ordine potrebbe persino portare alla chiusura immediata del centro islamico di via Borgovico. O, quantomeno, a una sanzione economica. E proprio su questo punto si concentra la presa di posizione del consigliere comunale di Alleanza Nazionale, Alessandro Nardone, che per primo ha portato il caso all’attenzione del consiglio comunale comasco. «Questa pessima notizia – dice l’esponente di An – è la più chiara conferma che in via Borgovico le cose non vanno in maniera corretta. Dopo le lamentele dei residenti, ora si scopre persino che l’apertura dell’associazione culturale non ha avuto alcuna autorizzazione dal Comune. Mi chiedo, a questo punto, se anche tutti gli altri requisiti per la sicurezza, la messa a norma e la abitabilità dei locali siano stati verificati da qualcuno. Se così non fosse – prosegue Nardone – dovrei dedurne che nel pieno centro di Como si tollera un’isola di illegalità facendo finta di niente». Ieri sera, l’esponente di Alleanza Nazionale in consiglio comunale ha consegnato personalmente le 400 firme raccolte in segno di protesta nel quartiere al sindaco di Como, Stefano Bruni. «Credo che a fronte di tutto ciò che è emerso finora – ha aggiunto Nardone – sia ormai indifferibile un intervento diretto dell’amministrazione e delle forze dell’ordine nei locali di via Borgovico. Non fosse altro che per accertare se quell’associazione sia in regola o no e poi per prendere le conseguenti decisioni». Un’ultima valutazione, il consigliere di Alleanza Nazionale la riserva all’origine dell’apertura del centro islamico in questione. «Il fatto stesso che nessuno dei responsabili abbia comunicato nulla al Comune – chiude – fa presumere che abbiano sempre voluto aprire una moschea e non un centro culturale». A questo quadro, comunque, va aggiunto un ulteriore dettaglio. Anche qualora arrivasse in Comune una richiesta ufficiale per l’apertura del centro islamico, resterebbe da fare i conti con il regolamento ufficiale del condominio. Per il piano terreno del palazzo, infatti, il secondo paragrafo del regolamento dice che le funzioni ritenute compatibili sono soltanto quelle di «laboratori, negozi, uffici, bar, abitazioni ed autorimesse di proprietà privata». Un altro paragrafo, il numero sette, precisa inoltre che «è vietato destinare alloggi o locali del fabbricato» a «scuole di musica, di canto, ballo e in genere a qualsiasi uso che possa turbare la tranquillità dei condomini». Norme che sembrano fare a pugni con il verbale dell’assemblea di condominio dell’11 novembre scorso in cui i residenti hanno parlato chiaramente di canti, litanie e preghiere ben udibili ogni giorno. E, come se non bastasse, hanno descritto minuziosamente gli atteggiamenti tipici delle preghiere musulmane osservati ripetutamente dall’esterno dei locali.

di Emanuele Caso

Fonte: Corriere di Como del 22 novembre 2005