DONNA IN BURQA, NARDONE: “VIOLA LA LEGGE, VA SANZIONATA”, IL PROVVEDITORE: “SE C’E’ UN REATO LO SEGNALEREMO ALLA MAGISTRATURA”

È diventata subito un caso la mamma che accompagna i figli a scuola indossando il burqa. Lunedì sera in consiglio comunale l’esponente di An Alessandro Nardone ha segnalato che una signora completamente occultata sotto il velo islamico compare ogni mattina alle elementari di via Viganò per portare a scuola i suoi due bambini. E ha chiesto l’intervento del sindaco, affinché vigili sul rispetto della legge italiana che vieta di circolare a volto coperto. Ieri un altro rappresentante delle istituzioni ha anticipato tutti, facendo il primo passo formale: Benedetto Scaglione, il dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale (ex provveditorato) ha chiesto una relazione alla responsabile dell’Istituto comprensivo Como Borghi, Armanda Selva, da cui dipende l’elementare di via Viganò. Conta di averla sul suo tavolo già questa mattina. «Ho chiesto una relazione alla preside – spiega Scaglione – perché non vorrei che ci fosse un reato da segnalare all’autorità giudiziaria. La prima cosa da capire, per quanto riguarda la nostra competenza sul caso, è se la mamma entri o meno nell’edificio scolastico: pare che certe volte si fermi fuori e altre volte no». L’intervento del provveditore per alcuni è stato una sorpresa: più volte, in passato, è entrato in polemica con il sindaco, rivendicando la libertà religiosa e la laicità della scuola. «Ma nel caso del burqa – sottolinea Scaglione – non si tratta di libertà di culto, bensì di una forma i bigottismo. L’ho già detto una volta: sono contro i talebani, di qualunque religione essi siano. Indossare il burqa è una forma di estremismo che non rende onore a chi lo manifesta. Si può essere cattolici, islamici o buddisti, ma non si può imporre il proprio modo di vivere agli altri. Soprattutto se si vive in un Paese straniero, dove ci sono delle norme che vanno rispettate. Ricordate Oriana Fallaci quando si tolse il velo davanti a Khomeini? Ecco, io la penso come lei». Era il 1979, la giornalista aveva ottenuto di intervistare l’Ayatollah. «Come si fa a nuotare con il chador», chiese. E lui: «I nostri costumi non sono affar suo. Se non le piace il vestito islamico, lei non è obbligata a indossarlo. Perché il vestito islamico è per le giovani donne buone e giuste». «Molto gentile da parte sua, Imam – lo incalzò la Fallaci -. E visto che lei ha detto così, mi tolgo subito questo stupido, medievale straccio». Il consigliere Nardone sostiene che il caso della mamma islamica gli è stato segnalato non soltanto da altre mamme di via Viganò, ma anche da alcuni residenti del quartiere di Como Borghi, che l’hanno vista girare tutta bardata per strada. «Mi avevano già informato – dice – prima dell’estate. E ora la cosa si è riaccentuata con l’inizio della scuola. Al sindaco chiedo quanto meno di consultare il prefetto e il questore per capire se intendano sanzionare quello che comunque è un reato». Il sindaco Bruni ha risposto dai microfoni di CiaocomoRadio: «Dal mio punto di vista è assolutamente inopportuno che la signora vada in giro col burqa. Una comunità che cerca il dialogo e l’integrazione si mette un muro davanti al volto non facendo vedere all’interlocutore la persona con cui parla. È un atto ostile rispetto a chi vuole l’integrazione». Dalla Questura, invece, fanno sapere che interverranno nel caso in cui fosse comprovata la violazione di una norma di legge.

Autore: Pietro Berra

Fonte: La Provincia del 20 settembre 2006